REGIONE MARCHE

Disegnato da Gilberto Quattrocchio-Ascoli Piceno

Quattrocchi - Regione Marche (arma antica) - Nobili di Ascoli - Arma d'argento al monte di tre cime verdi sormontato da una croce gigliata d'oro cantonata da quattro occhi umani al naturale. Motto "Noli Me Tangere".

ANCONA

La Prima Chiesa d'Italia se non vogliamo dire dell'Europa fu' S.Stefano.

Le prime notizie sulla vita cristiana di Ancona si riferiscono alla memoria di santo Stefano della quale parla sant'Agostino in uno dei suoi scritti, mentre da papa Gregorio Magno si ha la notizia che anche la prima cattedrale di Ancona era dedicata a questo santo. (Wikipedia)

ISTORIA D' ANCONA CAPITALE DELLA MARCA ANCONITANA
DELL' ABBATE LEONI ANCONITANO - VOLUME II.
DEDICATO A SUA ECCELLENZA ANTONIO PASSIONEI CAMERATA DE MAZZOLENI
CONTE, SENATORE, CAVALIERE, COMMENDATORE

"La Chiesa di Santo Stefano fu edificata in un'area di cui tre lati su vie pubbliche e il quarto su terreno degli eredi di Johis Quatuor Oculi ....."

Arduino intanto Re d'Italia, disperato passò a farsi Monaco, ove gravemente infermatosi comprese quanto sieno caduchi i Regni terreni; e sperando con quella tonaca da Frate di comparire avanti il tribunale supremo diverso da quello, ch'era stato in vita, rasasi ancor la barba,( che tutt'i secolari solevano allora portare )cessò di vivere l'anno 1015 , come ne fanno piena fede il Padre Mabillone, Arnolfo Storico Milanese, ed anco viene registrata la sua morte nel Necrologio di Dijon XIX. Kalendas Januari: e così rimase l'Italia obbligata alla morte, per averla libera ta da questo impaccio.
L'Augusto Arigo II. cessò di vivere l'anno 1024., e fu Re d'Italia Corrado II. Re di Germania , quale venne coronato Imperatore unitamente a Gisela sua moglie l'anno 1027. Sono indescrivibili i laghi di sangue fatti scorrere per l'Italia dai barbari indisciplinati, e bestiali Tedeschi . Fu questo veramente secolo di ferro, di cui non si può leggere la Storia senz'amarezza. I Monarchi divisi fra di loro aveano troppo bisogno delle truppe; e queste prive della necessaria disciplina la facevano da Monarchi, ed i veri Monarchi, o per mancanza di politica, o per loro naturale crudezza, lasciavano alle truppe libero il campo alla soverchieria, e crudeltà. L' anno 1039. fu l'ultimo della vita di Corrado: ed il di lui figlio Arrigo III. fu. Re di Germania, e d'Italia, quale fu incoronato Imperatore de' Romani l'anno 1046. VIII. Fra tutte queste variazioni, e guerre Ancona si disimpegnava alla meglio, non senza però suo gravissimo incomodo e detrimento. Sempre per altro religiosissima at tendeva ogni dì più a coltivare, ed accrescere quella Religione, che per ispeziale favore del sommo Iddio, in fra tutta l'Italia, fu la prima ad essere illustrata dai splendori del Vangelo. Appunto nelle vicinanze della prima Chiesa d' Italia, se non vogliam dire dell'Europa , cioè S. Stefano, fu edificato dalla pietà degli Anconitani il Monastero di S. Giovanni Battista de' PP. Benedittini, nella piana degli Orti (2). Abbiamo su tale oggetto una pergamena d'indicibi le valore, perchè d'una antichità speciale, trascritta dall' egregio Antiquario Signor Camillo Albertini. Rilevasi da questa, la ricchezza di quell'insigne Monastero non solo, ma quel che più interessa c' instruisce, che in quest'epoca il Vescovato esisteva fuori di città nel Colle S.Stefano. Mol te altre erudite notizie si hanno da questo prezioso monu mento, che a comune istruzione lo riporto ad litteram. (Dalla famosa Libraria dei PP. Rocchettini d'Ancona libro 2., lettera B. fol. 1.). In Nomine Domini Jhüi anni ab incarnatione Domini nostri Jhú X, MILI temporibus Domini Leonis Summi Pontificis, et univers. P. P. in Appostolica Sacra Beati Petri Appostoli sede anno eius quatuor, si quidem imperante Domino Henrico Impe ratore anni Imperij eius quinto, et die nono decimo mensis Martij inductione 4. Civitatis Ancona. Dominis venerabilibus, Sanctis simisque Successoribus nostris Episcopis, seu Xpicot. óibus, et quidem metuere, ac venerari penitus noscunt. Ego Grimaldus S. Anconitane Ecclesie presul una cum cuncto Clero invenimus Ecclesiam qua sita est paolo ab Episcopio (3) nostro edificata in bona Sancti Joañis Battistae, et ibidem Cenobium confirmamus in perpetuum, et fundum ubi edificata est prefata Ecclesia peneclaria nuncupata, et omnia pertinentia de ipsa prenominata (1) Pinaoro. - (2) Questo famoso Monastero fu demolito dai Ministri del Papa, dopo, che rubarono Ancona l'an. 1 532., per fabbricare colle macerie ( ridete) la Fortezza maggiore. L. Ferretti. Non erasi ancora scoperta la cava del Monte d'Ancona. (3) Dunque l'Episcopio era fuori di Città, mentre il Monastero era dove a' dì nostri vedeasi il Santo degli Orti, cioè quella Chiesina fuori di Porta-Calamo, che ora è casa del Signor Devoto. Ecclesia ibidem confirmamus praefato cenobio quidem similit. madiorum xl. etc. seæ lateribusque predicta res de ipsa Ecclesia de tribus lateribus sunt vie publice, et a quatuor latere terra, et Canneto Heredibus. Johis Quatuor Oculi , et Terra, et Vinea de Stephano Archidiacono, Heredibus Adelberto rabbs. usque in via publica. Dominus Illustrate ibid. confirmamus in predicto fundo: Terra, et Vinea cum Olive et fice, seu cum quale ius, pomis, vel Arboribus, et cum omnibus infra se habentibus corentia de sup. septare ab uno latere. Sancti Cosme et in secundo la via publica, a tertio latere Terra cumpastimatione de predicto Stephano Archidiacono, et a quarto latere alia via -- Domino concedente ibidem confirmamus in predicto fundo Peneclaria, et in fundo fonte alchara. Seu in fundo costi; seu in fundo Monte Conox (Conero) , qui Conocla vocatur. Seu et in fundo boccoliam, q. starvo vocat. Seu et in fundo racclici. Seu et in fundo catari. Et in fundo cupiliolo.. Et in fundo Supiliano cum tribus portioni bus de Ecclesia Sancti Liberij (1) seu cum Dote et pertinentia sua. Et in fundo. Mutiniano cum Ecclesia S. Michaelis. Et in fundo Urbano. Seu et in fundo foriniano, et Cumano. Seu ibi dem confirmamus. Ecclesiam Sancti Andrea Appostoli, que est edificata: in fundo Cretine cum Cellis suis et cum pentinentiis suis et omnia res prenominato fundo, et fundo. Auntiano. Seu et in fundo fabice, et in fundo tuetiano et fundo larctano, cum Ec clesia S. Petri,, et Sancte Marting et in fundo Muliano. Seu et in fundo quatregia. Seu in fundo Suriano. Seu et in fundo ra mianello. Seu et in fundo plano. Esino. Seu in fundo Canapine et in fundo Veglenano . Seu et in fundo brevie . Seu et in fun do faltonia cum Ecclesia S. Patriniani. Seu in fundo Petrati, et in fundo Sculiano. Seu in fundo Monte terenziana et in fundo Monte Corusco cum Ecclesia S. Apolinaris. Seu in fundo Monte Calvo . Seu in fundo Truviniano . Seu in fundo pesen tiano. Seu in fundo Casanounla. Seu in fundo Pitriolo.

OSIMO

Osimo, catasto gregoriano, 1818. Come è fatto lo spoglio. Lo spoglio contiene i nomi e cognomi dei possidenti di case e terreni a Osimo, nel 1818. Lo spoglio contiene solo le proprietà che riportano nomi propri di persona. Si ignorano tutte le altre: ad esempio Comune, Parrocchia, etc. Lo spoglio è stato condotto sul Brogliardo della mappa di Osimo. Comprende tutto il centro urbano. Informazioni sulla mappa Produttore Stato Ecclesiastico, Provincia della Marca, Delegazione di Ancona Data 1818 (16 apr 1818 - 16 giu 1818)
212.1
Quattrocchi Gioacchino qm Angelo - Porzione di Casa al pian terreno disabitata.

372
Quattrocchi Gioacchino qm Angelo - Casa di propria abitazione con bottega di proprio uso.

 

MONTEFANO

LO SPAZIO DEL SACRO.Chiese barocche tra ‘600 e ‘700 nella provincia di Macerata di Fabio Mariano

Chiesa di S. Donato. Dalle Riformanze relative agli anni 1570-73 risulta che a quella data Comune di Montefano risolse di quanto prima recominciare a fabbricare e compire subito la fabbrica della trecentesca chiesa di S. Donato, affidando il compito di seguirne le vicende ai deputati Battista Carradori, Pomponio Marcelli e Camillo Quattrocchi. Della necessità di ricostruire la chiesa si accenna nella Visita pastorale del simoniaco vescovo osimano Bernardino De Cuppis (eletto nel 1551, inquisito da s. Pio V per appropriazione e vendita di beni ecclesiastici e deposto nel 1574), che la trovò infatti quasi completamente diruta. Interrogati i Priori, il vescovo apprese che già da 12 anni il Comune aveva espresso l’intenzione di riedificarla, ampliandone anche le dimensioni. Successivamente, il Visitatore Apostolico mons. Salvatore Pacini ravvisò la medesima urgenza ed intimò al Comune di provvedere entro un anno, poi prorogato a due. I lavori procedettero speditamente: la nuova chiesa misurava 53 piedi (m. 17,50) di lunghezza e 32 piedi (m. 10,55) di larghezza. Nel 1587 vi fu eretta la Collegiata, cui furono trasferiti i beni del S. Benedetto fuori le mura e delle due chiese parrocchiali di S. Maria e S. Antonio dopo la loro separazione. Nel Settecento la chiesa si dimostrò di nuovo insufficiente quanto a dimensioni, oltre ad essere stata gravemente danneggiata sin dalle fondamenta da un terremoto il 14 gennaio 1703, che ne rese necessaria la demolizione per ordine del vescovo di Osimo Pompeo Compagnoni: la nuova ricostruzione ebbe inizio nel 1762 per concludersi nel 1768. L’edificio fu ricostruito in stile barocco con facciata in laterizio a due ordini ed impianto a navata unica. Allo stato dell’immediata post-ricostruzione era dotata di cinque altari, il maggiore e quattro laterali.....

 

Cum sit … Appunti di ricerca per la ricostruzione di una possibile storia delle prime famiglie Basilici nelle Marche di Paolo Basilici edizione Recanati, 2011

All’inizio dell’anno 1677 Girolamo Basilici prende in subappalto da Pietro Antonio Quattrocchi la locale “Gabella”.(139). (nota 139) -Non avevo mai parlato fin qui di esponenti della famiglia Quattrochi. Questa era una famiglia di antico impianto a Montefano, più o meno quanto i Basilici, e più volte il nome Quatroculos quattroculi o addirittura 4oculo si lega ai nostri protagonisti. Doveva essere anche questa una famiglia di ceto agiato.

MONTEFANO - San Filippo Benizi - Fr. Ubaldo Forconi - Piccolo centro in Provincia di Macerata e Diocesi di Osimo, ad economia di carattere agricolo, patria del Papa Marcello II (Cervini) che regnò pochi mesi. Il Convento dei Servi di Maria in questa cittadina deve la sua origine facendo riferimento ad un altro Convento della vicina località di Ginestreto. Al 1654 si fa cenno di un'altro Convento servita in Montefano ma che non sembra sia quello che è oggetto del nostro studio.
Non molto lontano da Montefano si trova il sopradetto luogo di Ginestreto, ed ivi, in località fuori porta detta « la Porticella » esisteva un'antica Chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria nella quale fungeva da Cappellano un Sacerdote dei Servi di Maria, certo Fra Giulio Guardini da Mantova, appartenente alla Provincia Mantovana. Nel 1558 il Frate venne richiamato nel suo Convento nella detta Provincia e allora la comunità (il popolo) di Monte Fano decise di concedere l'uso e l'assistenza della Chiesa di Ginestreto ai Frati Servi di Maria a condizione che vi risiedessero in permanenza almeno due Sacerdoti dell'Ordine ed un Fratello Converso e che, ogni due anni, un Servita si prendesse l'impegno di predicare la Quaresima ai fedeli montefanesi. I Frati, col consenso del Vescovo di Osimo Cardinale Gallo, accettarono e vi coltivarono in modo encomiabile, oltre l'assistenza religiosa in genere, anche le loro devozioni particolari e, in modo più evidente, alla Vergine dei dolori, anzi vi eressero ben tre nuove Confraternite e cioè: quella dell'abito dei sette dolori della Madonna, quella della SS. Trinità e quella di San Rocco. Vi costruirono anche, con l'aiuto dei paesani, il loro piccolo Convento sufficiente per la dimora di diversi Frati. Ecco quanto possiamo ricavare da una relazione del 1650 di questo Convento di Ginestreto, da alcuni storici servitani ignorato, perché, probabilmente, facente parte della vita del Convento di Montefano al quale servì di fondamento e motivo d'essere: « Il Monasterio della Madonna di Ginestreto de' Servi situato fuori della Terra di Montefano Diocese d'Osimo, in strada publica, lontano un quarto di miglio; fu fondato et eretto l'anno 1558, col consenso et autorità dell'illustre comunità, con gl'assegnamenti, obblighi e patti che siegue; cioè fu pre­fisso il numero di due frati Sacerdoti et un servente, e che ogni due anni la Religione dovesse mandare un predicatore. Ha la Chiesa sotto il titolo et invocatione della Madonna di Ginestreto, e di struttura mediocre con un cortiletto, sagristia, cantina, legnara et un'altra stanza a pian terreno, di sopra 4 camere, et il granare. Di presente vi abbitano di famiglia, cioè Sacerdote il P.re Fra Gio. Paolo Orlandi da Bologna Priore, Servente Fra Vincenzo da Forlì de Mattei ». Dalla stessa fonte sappiamo che possedeva qualche piccolo appezzamento di terra coltivabile, vigne ed albereti e una casetta, mentre era onerato da fitti e censi da pagare, Messe da celebrare, servizi da prestare come ospitalità ecc. Ma giunse anche per loro il 1652, quando, come effetto della Bolla Instaurandae d'Innocenzo X per la soppressione dei piccoli Conventi, furono costretti ad abbandonare quel Convento per quanto il Paese s'impegnasse a mantenere quattro Sacerdoti e due Fratelli, quanti se ne richiedevano per la sussistenza del Monastero, ma invano. Con i Servi di Maria dovettero andarsene da Ginestreto, per lo stesso motivo, i Padri Terziari di San Francesco che ufficiavano la Chiesa di S. Maria del Soccorso. Allora, con il reddito dei due Conventi, la Comunità paesana volle costruire un nuovo unico Monastero e questa volta non per i Frati ma per le Monache di San Bernardo, contribuendo anche con proprie spese. Queste Monache però non vennero mai. Il nuovo Monastero sorgeva in Montefano e nel 1673 vennero i Servi di Maria. Per avere una più chiara esposizione del come venne ai Servi di Maria il secondo Convento di Montefano, riportiamo la supplica del p. Generale dell'Ordine al Santo Padre: « Beatissimo Padre. Il Generale dell'Ordine de' Servi di Maria V., devotissimo oratore della S. Vostra, humilmente li espone come dalla Sa. Me. di Paolo Quinto fu concesso alla Comunità di Montefano Diocesi di Osimo poter applicare l'entrate della medesima comunità nello spatio di 10 anni avanzate et ascendenti a scudi 5000 in circa per la fabrica d'un Monastero di Monache dell'Ordine di S. Bernardo da erigersi in detta terra e di assegnare al medesimo Monastero una possessione spettante a detta comunità di annua rendita di scudi 200, ordinando però che la dote di ciasched'una Monacha sino al n. di 12 da introdursi in detto Monastero non fosse meno di scudi 250, e si dovesse rinvestire in beni stabili, come più ampiamente si contiene nella Bolla spedita nell'anno 1614 in esecuzione della quale si cominciò detta fabrica, fu assegnata la detta possessione e con l'entrata di essa si è andata continuamente proseguendo. Dell'anno 1653 essendo stati soppressi in detta terra di Montefano, in vigore della Bolla Instaurandae dalla Sa.Me. d'Innocenzo X, due Conventini, uno del 3° Ordine di San Francesco, l'altro di detta Religione de' Servi, la S. Congre­gazione sopra lodata de' Religiosi con ordine di Sua Santità applicò al detto Monastero da erigersi tutte l'entrate e beni de' medesimi Conventi soppressi, con obligo però di sodisfare a tutti li spesi conforme al Decreto sotto lì 27 Settembre 1653 in vigore del quale fu fatta l'attuale assegnazione, come per instrumento rogato lì 16 Novembre detto anno. Essendo la fabrica di detto Monastero ridotta a qualche perfetione, desiderando la comunità vederne effettuata la fondatione, ottenne sotto lì 24 Marzo dell'anno 1667 Decreto dalla S. Congregazione de' Vescovi e Regolari, nel quale si dà facoltà al Signor Cardinale Bichi, Vescovo di Osimo, di procedere all'attuai fondatione di detto Monastero, con l'assicuramento delle rendite assegnate, et il rinvestimento delle doti. Ma essendosi fatte molte diligenze dal Sig. Card. Bichi per introdurre dette Monache per lo spatio di molti anni, e non essendosi mai potuto effettuare cosa alcuna, anzi conoscendosi impossibile per molte circostanze note al medesimo Signor Card. Vescovo, e specialmente perché non si trovano zitelle in tal luogo, che sono habili o che vogliono sottoporsi alla vita monastica, e che possino contribuire la detta dote di scudi 250, et all'incontro ritrovandosi la detta comunità in estrema necessità di havere maggior numero de' Sacerdoti, e possibilmente Confessori per la grandissima penuria de' quali sono astretti molte volte andare a confessarsi fuor della terra in altri luoghi molto distanti con grandissimo loro incomodo e danno dell'anime. Perciò considerando la predetta Comunità esser di molto maggior utile del luogo, dove l'impossibilità suddetta in vece delle Monache avere un Convento de' Religiosi che possino supplire alla celebratione delle Messe, assistere alle confessioni, esercitare il popolo nelle devotioni, e con opere pie assisterlo e maggiormente confermarlo nella pietà cristiana, ha risoluto premessi molti trat­tati in pubblico Consiglio di concedere per quanto s'aspetta ad essa Comunità la suddetta Fabrica, possessione, beni e qualsivoglia altre entrate in qualsivoglia modo spettante, et assegnate e lasciate con qual­siasi conditione per l'erettione di detto Monastero di Monache, in beneficio di detta Religione de' Servi di M.V. ad effetto di erigere in vece di detto Monastero di Monache un Convento per 12 Religiosi con diverse proprie obligationi, e presi resultanti in evidente utilità di detto popolo e specialmente: che detti Padri debano mantenere in perpetuo un Maestro di Scuola, Predicatore per l'Avvento e Quaresima, et organista, che soddisfaccino a tutti l'obblighi di detti Conventi soppressi, e con altre condizioni più diffusamente appare dal Decreto fatto lì 21 Marzo prossimo passato et il medesimo Signor Cardin. Bichi Vescovo constandoli l'impos­sibilità di redurre a perfetione la fondatione di detto Monastero di Monache e l'urgente bisogno di Sacerdoti e Religiosi, massime per le confessioni, doppo molte et esatte informationi, e doppo una matura riflessione, ha confirmato il detto Decreto della Comunità con dar l'assenso alla detta fondatione del Convento de' Padri de' Servi in vece del Monastero con obligo però di Mantenere perpetuamente in esso 12 Religiosi e fra questi almeno 7 Sacerdoti, de' quali 4 siano Confessori come dal Rescritto fatto lì 27 Marzo prossimo passato. Pertanto il detto P.re Generale devotissimamente conoscendo per la validità di tutto quello si é fatto, esser necessaria l'approvatione e confermatione della S. Sede Apostolica, supplica humilmente la S. Vostra, attese l'istanze et il consenso espresso di detta Comunità, l'ap­provazione di detto Sig. Card. Vescovo, l'impossibilità di fondare il Monastero di Monache, la necessità che tiene quel luogo di Sacerdoti e Confessori e l'utile evidente di detta Comunità, mentre obligandosi i Padri a li suddetti pesi convenuti si viene a sgravare di un'annua spesa di 112 scudi in circa, degnarsi concedere alla sua Reli­gione la fabrica, possessione, beni, et altre qualsivoglia entrate in qualunque modo spettanti et assegnate e lasciate con qualsivoglia conditione al detto Monastero di Monache, tanto dalla detta Comunità di Montefano, quanto da qualsivoglia altra persona, come anco tutte e qualsivoglia beni et entrate spettanti a detti Conventi soppressi et applicati dalla S.M. d'Innocenzo X alla fondatione di detto Monastero di Monache per dote e sostentamento d'un Convento di Frati del detto Ordine da fondarsi nella medesima terra e nel medesimo Monastero già fabricato in luogo di dette Monache, con tutti gl'obblighi, patti e conditioni espresse in detto Decreto della Comunità et in detto Rescritto del Sig. Cardin. Vescovo. Che il tutto etc... ». Il Vescovo di Osimo Mons. Fanesi era contrario alla venuta dei Servi in Montefano nel nuovo Monastero già pronto; vi erano alcune condizioni poste dagli offerenti che i Servi accettarono; a superare le difficoltà create dal Vescovo, intervenne la Congregazione ed un Decreto del Papa; così i nostri Religiosi poterono prendere possesso dei locali nell'anno suddetto. Queste furono le condizioni: i Servi di Maria avrebbero dovuto mantenere in perpetuo il Maestro della Scuola, provvedere alla predicazione dell'Avvento e della Quaresima, concerne pure all'Organista; la scuola doveva tenersi nella sala grande della stessa Comunità — i Padri dovevano impegnarsi a soddisfare gli obblighi annuali tanto nella Chiesa della Madonna di Ginestreto come in quella del Soccorso e nelle feste principali assicurare un Confessore sia nell'una che nell'altra — i Frati assumevano l'onere di ottenere dalla Santa Sede l'autorizzazione ad entrare in possesso di tutti gli averi, terreni con i loro redditi, oggetti e denari offerti per la costruzione e il sostentamento del Monastero destinato alle Monache, già donato dalla comunità o che in seguito avrebbe potuto offrirsi dalla stessa comunità esonerandola, insieme ai singoli Consiglieri, da ogni possibile futura contestazione — gli stessi Frati dovevano assumersi l'onere finanziario delle Bolle e Decreti indispensabili per entrare in possesso del Monastero già destinato alle Suore — obbligo per i Servi d'intervenire alle Processioni pubbliche — nessuna richiesta o rivendicazione presso la comunità in avvenire, salvo le comuni elemosine — obbligo per i Frati di celebrare « un offitio de' morti, gratis » nella loro Chiesa, per l'anima di ogni cittadino consigliere della comunità, alla sua morte — quando qualche figlio, legittimo o naturale, di cittadini di questa comunità desiderava essere ammesso a farsi Frate nei Servi di Maria, questi dovranno, se esisteranno le debite condizioni e requisiti richiesti, accettarlo a loro spese ed almeno tre o quattro affiliarli al Convento di Montefano — obbligo per i Frati Servi di Maria, con ciò che possiede sul momento il Monastero e le altre sue entrate, a costruire la Chiesa e, qualora dette entrate non fossero sufficienti, dovrà provvedere l'Ordine religioso — per la compilazione del contratto tra i Servi di Maria e la detta Compagnia di Montefano per l'osservanza dei diversi articoli e concessioni del detto Monastero, dovranno intervenire alla stipula di detto contratto, per la Compagnia i Confratelli, i Priori e Sindico pro tempore con ampia facoltà, e per l'Ordine i Delegati del Rev.mo P. Generale con il più ampio mandato di procura. Il Sommo Pontefice era Clemente X e la Bolla porta la data del 10 Gennaio 1673. L'anno seguente, il 29 Marzo 1674, fu posta la prima pietra della nuova Chiesa che fu terminata dopo 29 anni e benedetta il 7 Ottobre 1703; dedicata a San Filippo Benizi. Il Convento fu dovuto abbandonare nel 1880 in seguito alle ultime leggi eversive del governo italiano, ma fu ripreso nel 1897. I Servi di Maria, secondo la bella tradizione ormai instaurata nell'Ordine intero, coltivarono nella loro Chiesa di Montefano la devozione alla Madonna Addolorata ben corrisposti da quella popolazione; in Suo onore ogni cinque anni si svolgevano in paese solenni festeggiamenti straordinari, tra i quali rimase vivo ricordo di quelli svoltisi nel Settembre 1929.

ASCOLI PICENO

IL LAMBELLO IL MONTE E IL LEONE - di Bernardo Carfagna


Quattrocchi Leonardo pag. 230 Paolo pag. 129 Emidio pag. 138 Camillo pag. 231 Vincenzo pag. 231 Saccardi pag. 232
pag. 230
QUATTROCCHI LEONARDO
Imparentata con altri ceppi nobili della città come i Cori, i Cauti, i Mucciarelli, i Migliori ed i Ferri. La famiglia dei Quattrocchi era particolarmente legata alla Cattedrale, ove possedeva il proprio sepolcro del quale, purtroppo, oggi non è rimasta alcuna traccia di lapidi, iscrizioni o testimonianze araldiche. Esso verosimilmente doveva essere nella navata destra, sotto il pavimento di fronte all'attuale ingresso della Cappella del Sacramento, la cui apertura comportò la rimozione dell'altare fatto erigere da Leonardo Quattrocchi nel 1604. I palazzi dei Quattrocchi - o almeno le costruzioni architettoniche che possono essere indicate come le residenze più prestigiose tra le varie proprietà del casato, erano due: quello dal grande portale bugnato osservabile in Via dei Bonaparte, di fronte al prospetto occidentale del vecchio seminario e quello oggi generalmente indicato come Palazzo Colucci al n. 317 di Corso Mazzini, più opportunamente indicato "Quattrocchi-Colucci" dal Mariotti. La famiglia Quattrocchi si sarebbe estinta in quella dei Colucci che ne avrebbe assunto il cognome e lo stemma.
pag. 129
Diversi sarebbero stati i matrimoni siglati tra i nipoti del Cardinale Centini e i contemporanei rappresentanti delle più antiche famiglie nobili della città come, ad esempio, quelli del 1616 tra Giacinto Centini e Girolama Malaspina e del 1618 tra Diana Centini e Paolo Quattrocchi e quello di Felicia Centini (figlia del suddetto Giacinto con Vincenzo Sgariglia nel 1645; tutti contraddistinti da notevoli doti.
pag. 138
Tra i membri della famiglia Cornacchia più in evidenza nella vita politica della città del 1400 è Baldassarre, citato a più riprese dal Fabiani, mentre tra quelli maggiormente dediti alle armi sono da annoverare il console Jacopo, che con il suo pari Emidio Quattrocchi sarebbe stato in prima fila nelle truppe impegnate nel 1458 contro il Duca d'Atri Giosia Acquaviva, al tempo degli scontri tra angioini e aragonesi per la successione al trono di Napoli, ed il capitano Marcantonio vissuto nella prima metà del 1600.
pag. 231
STEMMA SULLA LASTRA TOMBALE DI DON VINCENZO QUATTROCCHI MORTO 1581 - CHIESA DELL'ANGELO CUSTODE (demolita nel 1824)
Ipotesi di stemma: d'argento a due fasce di rosso caricate ognuna di due occhi umani al naturale, con la campagna di verde, al monte di tre cime, ordinate in fascia, d'oro.
pag. 232
Famiglia SACCARDI-QUATTROCCHI
Indubitabile l'esito dell'avanzata sociale di un non identificabile "saccardo" addetto alle salmerie negli eserciti medievali, o anche scudiero e aiutante di cavaliere a cavallo, questa famiglia era già estinta quando nel 1766 il Marcucci dava alle stampe il suo Saggio: Sua erede sarebbe stata la famiglia Quattrocchi (estintasi poi a sua volta in quella dei Colucci nel primo '800) presso la quale, come ci dice il Cantalamessa Carboni, esisteva ancora un "codice di varie scritture di Crescenzio, riguardanti affari della Santa Sede con varie Corti estere e moltissime lettere scritte in Italiano, in latino, ed anche molte poesie toscane.

 

SACCARDI-QUATTROCCHI

DELLE ANTICHITA' PICENE DEGLI UOMINI ILLUSTRI - Autore del Saggio delle cose Ascolane alla pag. CCXXXI. e gli antichi eroditi Ascolani ivi citati.

BRUNO SACCARDI DI VENAROTTA. un medico non mediocre , che fioriva nel 1604. ed è comendabile non tanto per se stesso quanto pe' suoi figliuoli, che innamorati delle lettere vi fecero riuscita come vedremo in appresso nei rispettivi loro elogi . Lo dissi di Venarotta , uno dei Castelli dello Stato Ascolano , perchè colà lo trovo indicato in due patenti speditegli dal Pubblico di M. Alto , che si conservano originali presso di me. Una dodici di Settembre del 1604, e l' altra del diciannove dell' istesso anno , sebbene in un' altra precedente del 18 Febbrajo dell' anno medesimo sia detto Ascolano. E , per non dipartirci da ciò , che rilevasi dalle suddette patenti , egli fu eletto Medico della Città di Montalto col peso annesso della Chirurgia , e con onore di Protomedico di tutto il Presidato coll'annuo onorario di ducento cinquanta fiorini fin dal 18 di Febbrajo di detto anno 1604, e dopo esservi stato confermato al Settembre dell' anno isteso, ai diciannove ottenne in benemerenza della sua virtù la cittadinanza di essa Citta' , conforme si rileva dalla patente spedita lo stesso giorno. Da M. Alto è probabile che passasse a M. dell' Olmo , dove si trovava ad esercitare la medicina nel 1611. conferme rilevo da parecchie lettere a lui scritte in essa Terra da Crescenzio suo figlio , che stava in Benevento al servizio d' Ippolito Aldobrandini , che poi fu Cardinale . Ma come si rileva da una di esse lettere scritta li 13. di Agosto di tal anno l'aria di quella Terra poco gli conferiva , e dal figlio era consigliato a rinunziare , o a procurarsi altra condotta , più vicina alfa Patria , se pure non avesse pensato di ritirarsi in Ascoli . Osservo per altro , che nel 1623. passo' a miglior vita da un' epitaffio a lui eretto non so dove dai suoi figliuoli Crescenzio , Giuseppe , e Francesco , dì cui ne ho trovata una copia fra i molti MSS. di Crescenzio , che sì conservano originali presso i Signori Leonardo e Luigi Quattrocchi Patrizi Ascolani , Fratelli dì mia Cognata ; dei quali MSS. mi gioverò moltissimo per rinvenire gli aneddoti dei suoi figli già nominati, che meritano per !a loro dottrina di essere ricordati . Frattanto riferisco una tale iscrizione , che servirà per fornirci anche meglio delle notizie della di lui vita che d'altronde non abbiamo finora sapute.


LAMBELLO IL MONTE E IL LEONE (IL) CARFAGNA BERNARDO AUTORI E STORIA LOCALE


Attraverso una minuziosa ricerca sui reperti araldici ancora esistenti nella citta di Ascoli e nei centri circonvicini, Bernardo Carfagna ripropone con taglio originale storia e personaggi della città medievale e della Marca meridionale. Calate nella realta dei tempi, le testimonianze araldiche si intrecciano con efficacia ed incisivita alle considerazioni dellutore, per prospettare in modo peculiare il divenire della citta e del territorio. Grande rilievo viene dato agli stemmi pertinenti ai personaggi che in importanti realta comunali dei secoli XIV-XV (come Firenze, Bologna, Perugia..) esercitarono cariche di podesta, capitani del popolo, esecutori degli ordinamenti di Giustizia etc. Occasione colta per riportare alla luce, insieme agli stemmi rintracciati negli archivi storici delle citta toccate, anche tanti nomi calati da tempo nell'oblio.

FAMIGLIE CITATE NEL LIBRO:


Aceti, Alaleona, Alati, Alvitreti, Ambrosi, Andreantonelli, Aniballi, Antonelli, Armillei, Arpini, Assalti, Bastoni, Camporini, Capodacqua, Capponi, Carboni, Carfratelli, Cataldi, Cauti, Celestini, Centini, Ciucci, Cori, Cornacchia, Dal Monte, De Angelis, Della Torre, Falconieri, Ferretti, Ferri, Ferrucci, Ficcadenti, Fortunio, Gabrielli, Gilio, Giovannetti, Giovannini, Grassi, Guiderocchi, Guidoni, Iotti, Lenti, Malaspina, Marconi, Marcucci, Mariotti, Martelleschi, Massei, Merli, Miliani, Mucciarelli, Novelli, Odoardi, Pacifici, Pallucci, Parisani, Petrucci, Piccinini, Pizzuti-Bentivoglio, Quattrocchi, Saccardi, Saccoccia, Saladini, Saladini-Pilastri, Santucci, Serianni, Sgariglia, Soderini, Talucci, Tibaldeschi, Trenta, Tuzi, Vannozzi, Vena.

ALBERO GENEALOGICO FAMIGLIA MARCUCCI
IGNAZIO QUATTROCCHI SPOSA FRANCESCA - 1702

Elenco famiglie nobili e titolate della Regione marchigiana - Archivio di Stato - volume 21:

Quattrocchi Colucci - Arma: troncato da una fascia di rosso: nel primo d'argento al monte di tre cime di verde, movente dalla fascia, sormontato da una croce gigliata d'oro accompagnata ai lati da quattro occhi al naturale; nel secondo sbarrato d'azzurro e d'oro - patrizi ascolani discententi di Ignazio che fu Governatore di Ascoli nel 1838.

ELENCO PROVVISORIO DELLE FAMIGLIE NOBILI I TITOLATE - REGIONE MARCHIGIANA - LIBRO 21 - ARCHIVIO DI STATO.

La famiglia Colucci deriva dall'antica e nobile famiglia di Ascoli Piceno derivata dalla stirpe de Guarutti i cui diversi rami presero nome da un possedimento o da un patronimico. Il ramo Colucci trasse il nome dal Castello di Coluccio presso San Severino. Nel 1263 questo ramo fu investito da re Manfredi della Contea di S. Angelo in Pantano. Angeluccio fu il capostipite certo. Da esso vennero vari rami che presero cognomi differenti: Nicolai, Angelini e Nicodemi. Gloria di questa stirpe fu il grande santo Nicola da Tolentino il cui padre fu Compagnone figlio di Angeluccio suddetto. Nel 1283 un Niccoluccio fu podestà di Bologna. Giuseppe fu illustre poeta nel sec. XIII, Giulio Cesare fu capitano per la repubblica veneta, Giuseppe fu abate e illustre scrittore delle antichità picene. Nacque il 9 marzo 1752 e morì il 16 marzo 1809. La famiglia ebbe molti suoi membri che ricoprirono alte cariche civiche in patria. La famiglia Colucci fu erede per estinzione della nob. famiglia Quattrocchio di Ascoli e ne assunse il cognome e lo stemma: La fam. Colucci si estinse con Ignazio Colucci Quattrocchi che non avendo prole adottò con l'obbligo di assumerne il cognome e lo stemma il figlio di sua sorella Rosa, sposata al nob. Giovanni Perucci, ossia Vincenzo sposato alla nob. Giuditta dei conti Bernetti da cui discendono gli attuali rappresentanti.
Da Vincenzo e Giuditta sono nati: Giovanni, Giuseppina, Luisa e Nicolina. Giovanni ad Ascoli non ha avuto eredi (era celibe). Un ramo di questa famiglia espatriò nel sec. XVII e andò in Basilicata dove tuttora fiorisce. La Consulta araldica riconobbe spettare ai Colucci di Ascoli il titolo di patrizio di Ascoli.
In Basilicata la famiglia originaria della terra di lavoro (nella Consulta di S.M.del 1 dic. 1870) - dimora: Roma Alessandria d'Egitto. Il cimiero della famiglia è la piramide cimata dal sole. Il titolo Colucci Quattrocchi è divenuto Perucci Colucci.

ASCOLI NEL CINQUECENTO - di Giuseppe Fabiani

"..del S.Uffizio di Genova "duo iniquitatis filios" Atlante Quattrocchi e un certo Curzio, entrambi ascolani, che già in precedenza avevano avuto a che fare con l'Inquisizione. Papa Clemente VIII in data 16 marzo 1596 scriveva al doge di vigilarli con particolare cura."

Atlante, processato per due volte dall'Inquisizione, fu bandito da Roma per ordine di Clemente VIII.
(per saperne di più su Clemente VIII clicca qui "curiosità-romane")

LA COSIDDETTA ERESIA DI ATLANTE E' LEGATA AL LIBRO "DE IURE BELLI" PUBBLICATO NEL 1598 DI ALBERICO GENTILINI PADRE FONDATORE DELLA SCIENZA MODERNA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE.
(per saperne di più sul "De iure belli" di Alberico Gentilini clicca qui "curiosità-romane")

LE CARTE STROZZIANE 1594

12. — Connotati di Atalante Quattrocchi d' Ascoli, bandito. Allegati alla lettera del Cardinale di San Giorgio, ch'è a c. 159. — c. 160.



pag. 112 "..appartenevano ai ceti sociali più disparati: vi erano infatti nobili come i Mucciarelli, i Quattrocchi, ecc e figli di artigiani, agricoltori, di montanari. Amalgamare e fondere mentalità e caratteri così diversi doveva essere impresa non certamente agevole."

 

RELAZIONE DI QUANTO SI OPERÒ A FESTEGGIARE LA VENUTA DEL SOMMO PONTEFICE PIO NONO
I-LA CITTÀ DI ASCOLI -DESCRITTA DA ABB.GAETANO FRASCARELLI-CAVALIERE PORTOGHESE

S. Padre nella sua dimora a Fermo annoverava tra i Cavalieri dell' ordine Gregoriano Pontificio il Conte Emidio De -Angeli» patrizio ascolano. Prima della partenza da Ascoli nominava Commendatore dello stesso Ordine il Cav; Ignazio Colucci - Quattrocchi Gonfaloniere: annoverava fra i Cavalieri Gregoriani, il nobil' Uomo Ascolano Domenico Ferrucci Aziano, morto nel 4 Luglio del corrente Anno 1858 ed onorato di splendido funerale, il Signor Cristoforo Peslau- ser-Malaspina Consultore di Delegazione ed in ultimo il Signor Cav: Luigi Tinti Presidente del Tribunale di Prima-Istanza in Ascoli oriundo di Oliila diocesi Ascolana ,In data del 11 Settembre la stessa Deputazione partecipava al Signor Gonfaloniere Colucci- Quattrocchi, che nella sera del 10 era fatto ad essa l'onore di essere ammessa all' udienza del S. Padre, il quale si degnava gradire i ringraziamenti degli Ascolani, esternando la sua pienissima soddisfazione per quanto fecero nella Circostanza della Sua Venuta nella loro buona e bella Città.

Dizionario biografico degli Italiani - di Alberto Maria Ghisalberti, Massimiliano Pavan, Istituto della Enciclopedia italiana - 1960

1611, anno in cui fu eseguita "l’Adorazione dei Magi"su commissione della famiglia Quattrocchi, dal pittore Carlo Allegretti (Monteprandone, Ascoli Piceno, fine sec. XVI - inizio sec. XVII). Le sue opere mostrano influssi veneti di fine Cinquecento. Tra le sue opere si segnala: Martirio di S. Bartolomeo (1608, Offida, chiesa di S. Bartolomeo); Adorazione dei Magi (1611, Ascoli, duomo, nel primo altare di destra). Tale opera risulta senz'altro la più pregiata. L’artista infatti ha saggiamente illuminato la parte superiore del quadro con un uso magistrale della luce. È un notturno di classico effetto e meravigliosamente eseguito. Nella chiesa si conserva anche il reliquiario della Sacra Spina, tale reliquiario di forma cilindrica, del 1400, è costituito da strisce di oro ed argento e da un cristallo contenente una S. Spina, come vogliono la tradizione e la credenza popolare (Statuto di Offida libro 1 cap. 3).

DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI MARCHIGIANI Progetto di Giovanni M. Claudi e Liana Catri

Allegretti Carlo (Pittore; n. Monteprandone, Ascoli Piceno, 1554, m. forse Roma 1622). Ritornato, dopo la formazione a Venezia, nelle Marche, eseguì qui molti lavori. Essi sono connotati da un colorito molto acceso. Fra i suoi dipinti rimasti ricordiamo una Adorazione dei Magi e un Martirio di Santa Barbara (1608) nella chiesa di S. Agostino in Offida. Un’altra Adorazione dei Magi (1611), eseguita per la famiglia Quattrocchio, è nel duomo di Ascoli Piceno, opera che si può definire il suo capolavoro.Probabilmente è sua anche una Natività della Vergine nella Galleria Comunale di Ascoli Piceno.

ARMA: d'argento a due fasce di rosso caricate ognuna di due occhi umani al naturale, con la campagna di verde, al monte di tre cime, ordinate in fascia, d'oro. (Frascarelli)

Spadoni Giovanni, Relazione sull’Archivio Colucci e provvedimenti per impedirne la dispersione,
“Atti M. Dep. Stor. p. Marche”, IV Serie 10 (1933, ma 1934)

Nel 1932, come bibliotecario della Mozzi-Borgetti di Macerata, l’a. venne a conoscenza che la nobile famiglia Colucci Quattrocchi di Ascoli Piceno stava cercando di vendere il proprio ricco patrimonio archivistico. Contattata l’unica superstite della dinastia, Nicolina Colucci, l’a. esaminò il prezioso materiale scoprendo venti volumi inediti di ‘Antichità Picene’, quasi tutti in ottimo stato di conservazione. I volumi interessano molte città e terre marchigiane ma nel XV è possibile rintracciare eccezionalmente la ‘Succinta descrizione istorica di Trevi nell’Umbria’ di Alfonso Valenti, del 1765, mentre nel XIX sono presenti notizie sugli uomini illustri di Gubbio e su alcuni marchigiani fioriti a Perugia.

Museo scientifico, letterario ed artistico, ovvero, Scelta raccolta di utili
a cura di Luigi Cicconi, Pier Angelo Fiorentino - 1845

POEMA EPICO

"Il Malaspina non diè risposta che del brando; i colpi furiosi del vanitoso avversario ei parò con quella maestria, con quella calma che dà la coscienza della propria forza; ma quando il vide stanco e trafelato gli rese tai colpi a fiaccargli il mal posto orgoglio. — La tua spada vale il mio rovo? Ebbene a terra la tracotante! E in così dire lo stringe, il persegue, lo gira, il disarma e lo pone vinto a terra.— Renditi, presumente! —e sceso di cavallo gli metteva la punta della spada nel petto — Renditi a chi t'ha vinto ! —Il giudice fa dar nelle trombe, e il cavaliere perdente vien tratto raumiliato e confuso dalla lizza. Vennero quindi un Oliverotto, un Vinci, un Lauri, un Azzolino, un del Rosso e un Alamanno, cui rintuzzaron coll' armi loro un Trebbiani, un Carpani, un Quattrocchi, un de' Sgariglia e un Ferruccio. I colpi cadevano spessi e fieri, ma non micidiali, avvegnachè le ben temprate armature gli rendessero vani; disperato valore spronava i campioni de'due municipii; però gli Ascolani erano perdenti; chè un Azzolino, superiore nel conflitto, caracollando attorno lo steccato, erane stato acclamato vincitore".

 

STEMMARIO ASCOLANO PICENATO - FAMIGLIE NOBILI E RINOMATE


Alaleona - Amiani - Alvitreti - Ambrosi Rosati Sacconi - Bartolucci Godolini - Borgogelli - Bulgarini - Egidi - Emiliani - - Euffreducci - Falconi - Fanelli - Fedeli - Felici - Ferrucci - Giorgi Alberti - Girolami Carmignani - Graziani - Guidi - Guerrieri - Laureati - Lazzari - Luciani - Lupidi - Mancini Spinucci Di Milanow - Mancini - Maggiori - Marcatili - Marcucci Marinangeli - Matteucci - Merli - Monsignani Sassatelli (già) Morattini - Morici - Morrone Mozzi - Nardini Saladini - Neroni - Paleotti - Palmaroli - Paoletti Consalvi - Pasqualini - Passari Venturi Gallerani - Passarini o Passerini - Pelagallo - Piccinini - Pongelli Palmucci - Quattrocchi - Quattrocchi Colucci - Raccamadoro - Ranaldi - Recchi - Romani Adami - Saccardi Quattrocchi - Sacconi - Saladini Pilastri - Saladini - Salvadori - Salvati - Savini - Seganti - Sempronio - Serianni - Sgariglia - Sonni - Tesei - Tozzi Condivi - Trevisan e Trevisani - Vermigli - Vinci Gigliucci - Vitali - Vitali Rosati.

 

ASCOLI PICENO - Le origini della città sono avvolte nel mistero ma è abbastanza sicuro che la zona fosse popolata già nell'epoca neo-eneolitica da popolazioni italiche. Secondo una tradizione italica citata nella letteratura antica (Strabone, Plinio, Festo) la città venne fondata da un gruppo di Sabini, che vennero guidati da un picchio, uccello sacro a Marte durante una delle loro migrazioni detta ver sacrum. I Sabini si sarebbero fusi con altre popolazioni autoctone dando origine ai Piceni, di cui Ascoli divenne il centro principale anche grazie alla sua posizione sulla Via Salaria, che collegava il Lazio con le saline della costa adriatica.

FERMO

CRONACHE DELLA CITTA DI FERMO-PUBBLICATE DAL CAV.GAETANO DE MINICIS

Anno Domini 1419, die raercurii XXV januarii et die conversionis Sancti Pauli , dominus noster cum uxore sua et multis equitibus et civibus , forte numero quinquaginta ,et cum uxore magistri Thome solum, et cerlis aliis iuvenibus et mulieribus, que stabant cum domina nostra, cepit iter Mantuam , ubi erat Martinus V. Die . . . mensis eiusdem anni , dominus noster cum sua uxore et omnibus aliis reversus fuit Firmum. Die XXI martii, fuit discopertum tractatum contra dominum nostrum; et videbatur esse tale: quod Niccolaus Petri Transanni, qui erat de Prioribus, una cum quodam vocato Quattrocchi et infrascripti una cum eis , videlicet , Tartia calciolarius,Tomassinus calciolarius, Piagna filius Vagnotii Bernardi Beccarli , fllius Dominici de Sancto Insto , Mattheus Cervellerii , Antonutius Natalis et Marinus Carapelle , iste reversus fuit quia dominus pepercerat sibi pretia (sic).

FERMO -(latino Firmum Picenum) è una città di 37.760 abitanti, posta al centro del territorio del Piceno nelle Marche centro-meridionali, distante circa 6 chilometri dal mare, ed è capoluogo dell'omonima provincia; per effetto della legge statale 11 giugno 2004, n. 147, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 138 del 15 giugno 2004, è infatti capoluogo della provincia di Fermo, quinta provincia della Regione Marche, comprendente 40 comuni dal mar Adriatico ai Monti Sibillini.

DIZIONARIO TOPOGRAFICO DEI COMUNI COMPRESI ENTRO I CONFINI NATURALI D'ITALIA
di Attilio Zuccagni-Orlandini - 1861

Fermo (Marche). Prov. di Ascoli ; eircond. di Fermo ; mand. di Fermo. In cima ad alto colle tra il fiume Tenna e il torrentello Leta-Vivo, non lungi dalla spiaggia marittima, sorge Fermo, che col nome antico di Firmum. salì nei trascorsi tempi ad alto grado di potenza e ricchezza. Mirabilmente pittoresco è l' aspetto di questa città ad una certa distanza, ma le sue vie sono erte e malagevoli. Ove torreggiava la rocca o fortilizio, sorprendente è la veduta che vi si gode. Popol. 18,996.

 

APECCHIO - CA' QUATTROCCHI

Località Cà Quattrocchi - 61042 Apecchio - Pesaro e Urbino (Marche) (Italia)
Da Perugia: E45 uscita per Città di Castello, proseguire in direzione Apecchio. Circa 1 km dopo Apecchio voltare a sinistra seguendo le indicazioni per Cà Quattrocchi per 3,5 km.


 

Indice
America del Nord Quattrocchio e Quattrocchi
America del Sud Quattrocchio e Quattrocchi

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Esempi di genealogie disinvolte
Francia-Tunisia Quattrocchio Quattrocchi
I miei genitori: Gildo Quattrocchio e Emanuela Cuomo
Liguria Quattrocchio Quattrocchi
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Puglia Quattrocchio Quattrocchi
Quattrocchio Quattrocchi nel terzo millennio
Roma Quattrocchio Quattrocchi
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Roma curiosità Quattrocchio Quattrocchi
Sator-Cistercensi-Terdona-storia e mito
Sicilia Quattrocchio Quattrocchi
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