SIMBOLI
DIZIONARIO RAGIONATO DEI SIMBOLI - DI GIOVANNI CAIRO - FORNI EDITORE
OCCHIO - QUATTRO OCCHI
L'occhio è naturalmente il protosingrafo della vigilanza.Gli armeristi usano l'occhio per indicare giudizio retto e intelletto sveglio (Guelfi) La pupilla si trova spesso sui monumenti antichi, ed è l'emblema di Osiride, il Sole che getta gli sguardi su tutto il mondo (Plutarco). La pupilla mistica di Osiride - L'ouzait imbellettato - assicurava al morto la protezione e le virtù del Sole e della Luna. Quattro occhi riuniti gli concedevano la facoltà di vedere nelle quattro cose del mondo e di esservi in sicurtà. Nell'antico Egitto l'Occhio di Horus era simbolo potentissimo di regalità e di protezione, chiamato anche UDJAT ossia ”Occhio della Perfezione”: esso raffigura, infatti, la totalità della conoscenza. 1/4 rappresenta la vista e la luce (pupilla)
Nel Buddismo tibetano-DZI con 4 occhi:
I 4 occhi indicano i 4 maggiori Bodhisattvas. Questi sono esseri illuminati che hanno rinunciato ad entrare nel paradiso per rimanere sulla terra ed aiutare le persone che hanno ancora bisogno. Questo DZI donera' al portatore saggezza, compassione, aiuto a liberarsi dalle sofferenze e fortuna nella vita. Aiutera' nel raggiungimento di meriti particolari.
NUWA E FU XI - SOVRANO CINESE INVENTORE DELLA MEDICINA
Antico dipinto di Nuwa e Fu Xi riportato alla luce nella regione di Xingjian.
La Medicina Tradizionale Cinese è una disciplina estremamente complessa e dalle origini antichissime che soprattutto negli ultimi decenni ha raggiunto anche in Occidente una forte diffusione ponendosi sia come valida integrazione che come alternativa terapeutica alla medicina classica per tutti coloro che ricercano un approccio alla salute più globale e attento allarmonia tra uomo e cosmo. Le origini della Medicina Tradizionale Cinese risalgano a più di 5000 anni fa. Secondo la leggenda risalgono a tre leggendari imperatori: Fu Xi fu uno dei tre mitici sovrani cinesi detti I Tre Augusti, vissuto, secondo la tradizione, tra il 2952 e il 2836 a.C.. Si tramanda che avesse Quattro occhi e una coda di serpente; veniva rappresentato sempre allacciato, tramite la coda, alla sorella Nuwa. E ritenuto l'inventore della metallurgia, della scrittura, del calendario e anche l'iniziatore di varie attività umane, tra cui l'allevamento degli animali, la pesca, la musica. Viene ricordato anche per il suo celebre diagramma, detto Diagramma di Fu Xi.
Il mondo degli ideogrammi: una visione storica e linguistica dellimperatore (Huang)
I Caratteri sarebbero nati così. Fú Xi non fu il solo; anche Huáng Dì, vissuto quattromilasettecento anni fa, è ritenuto il padre della scrittura. Limperatore Huáng-Giallo avrebbe ricevuto in dono i caratteri da un drago, uscito dalle acque del Huáng he-Fiume Giallo. Unaltra leggenda attribuisce linvenzione dei caratteri a Cang Jié, ministro dellimperatore Huáng, che si sosteneva avesse Quattro occhi. Cang Jié ammirando la forma delle stelle del firmamento, le venature dei gusci di tartaruga, il volo degli uccelli, le tracce degli animali, ebbe lispirazione ed inventò gli Ideogrammi.
SARDAN-ERACLE-BAAL-MARDUK-MILQART-4 OCCHI
Associa DAN ai Tuatha de DANA, di cui Lugh era Dio... Infine il nome Beleno non è altri che BAAL, identificato col sole, con SANDONE (SANSONE, SARDONE... SARDO!) Lugh aveva le caratteristiche di ERACLE. Spesso SARDO è chiamato figlio di Eracle, e identificato con Eracle stesso.. come accadeva con SARGON (Sardon) e MARDUK, ambedue rappresentati con ELMO CORNUTO. Alle volte con QUATTRO OCCHI e QUATTRO BRACCIA... PS: Tuatha de DANa = Gente di DANa... o Tribu di DANa...Resta il mistero di uno strano eroe o di una divinità che ci piace chiamare Sardan, a volte identificato con il greco Eracle, il semitico Baal, il babilonese Marduk o il temuto Milqart dei Fenici. Ha quattro occhi (che sembrano quasi occhiali da motociclista) come Marduk, quattro braccia come Apollo a Sparta, la testa circolare sembra contenuta in un casco ed è sormontata da due antenne (come gli dei Mesopotamici) terminanti con due pomelli con tanto di avvitatura, indossa una specie di tuta attillata che termina a girocollo in alto e con due stivali in basso. Porta due scudi con al centro due punte dalle quali partono raggi, e dall'impugnatura degli scudi partono due strani tubi che gli terminano dietro la nuca. Gli Shardana, ad esempio, si ristabilirono in Sardegna a partire dal 1550 a.C. circa come confermano alcuni scritti egizi, ittiti e greci.
Abini - Guerrieri con quattro occhi e quattro braccia due scudi, bronzo altezza cm.19. divinità, eroe, essere demoniaco, leggendario guerriero o semplice prodotto artistico culturale di un abile artigiano vissuto tra il X e il XII Sec.a.c. proveniente dal Villaggio Nuragico Federale di Abini (Teti) offerto alla divinità dell’acqua a cui era dedicato il tempio – volto ovoidale, marcato da zigomi sporgenti, un mento affusolato e quattro occhi sporgenti globulari – l’abbigliamento appare differenziato dalle raffigurazioni dei vari guerrieri quindi fa supporre ad una loro organizzazione militare – un vistoso copricapo dalle lunghe corna, con due braccia esibisce due scudi e con altre due regge delle spade,secondo i padri dell’archeologia nuragica rappresenta ideali mitico religiosi che trovano un parallelo in figure iperantropiche orientali. Teti, città della Sardegna apparentemente sperduta, è il luogo del più importante villaggio nuragico in termini di ritrovamenti in terra sarda. Il bronzetto più famoso è quello raffigurante il dio Sandan (Sardan, Sardus) figlio di Eracle (Ercole Egizio), chiamato anche Marduk, Dioniso, Eshum, Visnù, Asclepio, rappresentato sempre con quattro occhi e quattro braccia e con antenne o corna. Era il dio degli Shardana, il “Popolo del Mare”, quel popolo di navigatori che toccarono l’intero mondo conosciuto lasciando proprie tracce ovunque. Le loro navi vengono osservate e ricoperte di domande riguardanti la loro strana struttura fatta a prua alta, con un mezzo un palo molto alto, su cui montavano una specie di bussola a mezzaluna sopra una sfera, così sono stati interpretati gli innumerevoli disegni delle navi ritrovati in Sardegna. Per le strade di Teti ad ogni segnalazione è possibile trovare il simbolo del dio-guerriero dai quattro occhi, vanto del paese.
MARDUK - "la Saga di Gilgamesh"
La “Guerra degli Dèi" è una narrazione vecchia di almeno quattro millenni ed appartiene alla tradizione babilonese.Il protagonista della narrazione è il dio supremo della capitale babilonese Ninive, Marduk dai quattro occhi. Inizialmente non vi era né il cielo, né la terra, ma esistevano solo l'acqua salata e quella dolce, mischiate tra loro a simboleggiare il chaos primigenio ; Apsu (il principio maschile) e Tiamat(quello femminile) governano le acque e dalla loro unione ha origine tutta la stirpe divina. Dai loro nipoti Anshar e Kishar, rispettivamente lo spirito di tutto quanto era sopra e quello di tutto ciò che era sotto, nasce Anu, il Cielo e da questi a sua volta deriva Ea. Marduk, figlio di Ea, viene al mondo con caratteristiche molto particolari: é già pienamente virile, ha quattro occhi e quattro orecchie, è di forma imponente e maestosa, di statura gigantesca ed ha lo splendore di dieci déi. In taluni aspetti ricorda Atena sia perché nasce già adulto sia perché si dimostrerà un abilissimo stratega (infatti Atena aveva fra i suoi attributi anche quello di dea della guerra; mentre Ares personifica la forza selvaggia del guerriero ella ottiene la vittoria grazie ad una superiore intelligenza e saggezza, nonché ad una profonda conoscenza dell'arte bellica). Inoltre a differenza degli altri déi della cosmologia babilonese non presenta alcuna associazione con fenomeni naturali, proprio come la protettrice di Atene.
TIAMAT
Tiamat è la personificazione delle acque salate nella mitologia mesopotamica. Sposa di Apsû, secondo il mito fu la progenitrice della stirpe divina. Appartenente alla mitologia babilonese, secondo il poema Enuma Eli genera insieme al marito i serpenti mostruosi Lahmu e Lahamu; questa progenie dà poi vita agli dei primordiali Anar (dio dell'Alto) e Kiar (dio del Basso), i quali generano gli dei Anunnaki. Fra questi Marduk (dio della terra), unico valoroso in grado di affrontarla, sconfigge Tiamat, secondo una prima interpretazione, con l'aiuto di un forte vento, che le impediva di chiudere la bocca, e scagliando dunque una freccia che le trafisse il cuore attraverso la gola, simboleggiando così la vittoria dell'ordine sul caos, mentre secondo un'altra interpretazione grazie all'aiuto di una rete magica, imprigiona Tiamat e la fa esplodere, dopo averle infilato nel corpo il dio-uragano; quindi con il corpo del drago spaccato in due parti, Marduk crea il Cielo e la Terra. Generalmente è descritta come una specie di drago. In alcune versioni la si descrive come una creatura con testa di coccodrillo, denti da orso, corna da toro, criniera e zampe da leone, ali da aquila, corpo da serpente; altre versioni si soffermano sulla caratteristiche da androgino primitivo, evidenziate dalla doppia faccia, dai quattro occhi e orecchie.
VIDEO
FUNTANA RAMINOSA
Millecinquecento anni fa: un altro libro della stessa storia
parte dal fondo dei tacchi di Laconi, Aritzo, Seulo, Seui, e sale al monte nelle
case delle aquile.
Il monte è fortezza segreta, a custodire il rame prezioso che miscelato
con lo stagno farà spade, e statuine di dei quattrocchi
e quattro braccia. Siamo nuragici, nelletà del bronzo. Il rame
rosso lo abbiamo solo noi nel mediterraneo: sgorga abbondante dalla pietra aperta
come da una Fontana Raminosa.
Costruiamo fortezze con macigni striati di verderame, senza finestre come le
gallerie dentro la terra dove scappa la volpe: e anche noi impariamo a nasconderci.
GIANO BIFRONTE
Giano, definito anche Janus Pater, padre di
tutti gli uomini, della Natura e dell'Universo, fu essenzialmente il dio dell'apertura
e dell'inizio, con caratteristiche simili a quelle della divinità solare
che apre il cammino alla luce accompagnando l'attività umana nel corso
della giornata.
Presiedendo alle porte, aveva la chiave e il bastone; sorvegliava tutto ciò
che stava all'interno della città o della casa, non perdendo però
di vista quello che accadeva all'esterno, e quindi era rappresentato con due
facce (Giano bifronte). Il tempio a lui dedicato doveva rimanere aperto in occasione
di imprese belliche, ma solennemente sbarrato in tempo di pace, e le cerimonie
che avevano luogo per la chiusura delle porte del tempio tendevano ad esaltare
il ruolo di custode della pace del dio Giano, perché solo in una situazione
di tranquillità la vita quotidiana può dar luogo ad esordi positivi
e creativi. A Roma, ritroviamo traccia dei suoi rapporti con le querce nei querceti
del Gianicolo; il colle sulla sponda destra del Tevere, dove si narra che Giano
regnasse sovrano agli albori della storia italica. Inoltre,
larea Vaticana, su cui la stessa Basilica di san Pietro è stata
eretta, fu unarea sacra fin dai tempi preistorici, nonostante il fatto
che «Originariamente il Campus Vaticanus si estendeva in quella bassura
compresa fra il monte Gianicolo e il Tevere che Tacito appellava Infamibus Vaticani
locis
(xiv degli Annali, c. 14) per le putrescenti acque freatiche chivi
stagnano (Marrana)» [G. Di Nardo, Il ritrovamento della tomba di San Pietro,
«Antologia di letture interessanti», 18 (nuova serie), Casa Editrice
Dott. Alberto Tinto, Roma Gennaio
1951(xxvii)]. Tale località, afferma Gellio [lib. xiv], fu chiamata Campo
Vaticano dal dio preposto ai vaticini. Varrone identificò questo dio
con Ajo, ossia il Dio Primo Loquente (Dio Verbo) o dal primo vagito, che ebbe
un tempio in tale luogo. Festo e lo stesso Gellio fanno poi riferimento a un
antichissimo Oracolo di Giano, che si è ipotizzato fosse situato sotto
il colle del Gianicolo, per cui il dio in questione altri non sarebbe che Giano
vaticinante. A riguardo, risulta indicativo che Catone, nelle Origini, chiami
Giano Dio Vaticano e signore delle terre tuscie a sinistra del Tevere (mentre
Saturno governava il Lazio). Fabio Pittore ci fornisce invece notizie riguardo
la personificazione di Giano quale Dio Portinaio rappresentato con la verga
e le chiavi: questa antropomorfizzazione è molto nota, anche grazie a
Ovidio e alle sue opere I Fasti e Le Metamorfosi (due edizioni critiche de I
Fasti emergono sulle altre, quella di J.G. Frazer (London, Macmillian, 1929,
5 voll.) e quella di F. Bömer (Heidelberg, C. Winter-Universitätsverlag,
1957-1958, 2 voll.); Metamorphoses, libri da I a XV, a cura di R. Ehwald, Lipsiae
1915, vol. II). Giano, re leggendario e divino, avrebbe dato inizio alla civiltà,
istituendo i riti religiosi e favorendo la costruzione di edifici sacri. Sempre
secondo la tradizione, avrebbe introdotto luso delle navi e anche della
moneta. Giano, in effetti, si trova effigiato sul recto delle più antiche
monete romane di bronzo, gli assi mentre sul verso si trova limmagine
di una nave . Questo lascerebbe forse supporre che Giano, divinità talmente
importante da precedere Giove nei rituali religiosi, fosse considerato come
divinità acquatica e, pur essendo generalmente ritenuto un dio prettamente
italico, si ipotizzò anche che non fosse autoctono ma, arrivato in Italia
via mare, potesse essere ricollegato al dio greco Dioniso, o Bacco, che sembra
fosse anticamente raffigurato con due visi e con il quale sarebbe associato
per luso del vino, passione nota per Bacco, plausibile per Giano che si
vuole vissuto nellantica Enotria (lattuale Italia) ossia terra del
vino. Consideriamo ora la sua famiglia. Per quanto riguarda la famiglia terrena
di Giano, nulla sappiamo in proposito; per quanto riguarda invece quella divina
sembra che Giano abbia sposato una ninfa di nome Giuturna e dal loro matrimonio
sia nato Fons, o Fontus, nume tutelare delle sorgenti, festeggiato durante le
fontanalia, feste religiose dellantica Roma ricorrenti il 13 ottobre.
Durante tali feste si gettavano nelle fontane ghirlande di fiori e si offrivano
al dio sacrifici di vino, olio, etc. Secondo Festo tale giorno è sacro
alle fonti (Festus, Breviarium, a cura di J.W. Eadie, The Athlone Press, London
1967), mentre per Varrone è la festa del dio Fons o Fontus, figlio di
Giano e divinità che presiede alle fonti in genere (F. Cavazza, Studio
su Varrone etimologico e grammatico. La lingua latina come modello di struttura
linguistica, La Nuova Italia, Firenze 1981). Le Agonalia erano invece le feste
che, in onore del dio Giano, venivano celebrate il 9 gennaio dal rex sacrorum
(il termine agonalia deriverebbe da Agones monti, essendo in origine così
chiamati tutti i sacrifici che si celebravano sui monti). Secondo alcune fonti
anche Tiberino, divinità fluviale da collegarsi al Tevere, sarebbe stato
loro figlio. Unaltra versione, però, vorrebbe Tiberino figlio di
Giano e di una naiade, ma il nome di tale ninfa sarebbe Camesena. Re in una
remota età delloro, sarebbe stato un civilizzatore degli antichi
abitanti della regione (gli aborigeni) che, prima di lui, conducevano una vita
misera, non conoscevano le leggi, né le città e ignoravano del
tutto la coltivazione delle terre. Giano insegnò tutte queste cose agli
uomini e accolse inoltre sulla sua terra lo straniero Saturno col quale divise
e condivise il regno. La leggenda romana, infatti, arricchita di elementi orientali
e ellenici, racconta che Saturno-Crono, dopo essere stato detronizzato dal figlio
Giove-Zeus, trovò rifugio in una zona che chiamò Latium (rifugio,
dal latino latere, nascondere). Qui fu benignamente accolto dal re del posto,
Giano, che divise il regno con il nuovo venuto e al quale concesse di fondare
una città tutta sua in cima al Campidoglio: Saturnia. Saturno, in cambio
dellospitalità regale offertagli, insegnò agli uomini a
sfruttare metodicamente la spontanea fertilità della terra e a usare
il falcetto e la roncola, utensili coi quali veniva rappresentato. Anche per
questo si ricollega il suo nome allinvenzione e alla diffusione della
coltivazione delle terre e al taglio della vite (Saturno dal lat. serere, seminare;
sata campi seminati). Nel governo di Giano si evidenziano già distintamente
tutte quelle caratteristiche che verranno poi definitivamente instaurate da
Saturno nella Saturnia Tellus quando il dio resterà lunico a regnare
dopo la morte e la successiva divinizzazione di Giano. Giano rappresenta, dunque,
una fase di transizione, quasi una stasi preparatoria al ciclo aureo di Saturno.
Interessante è anche notare che il nome greco di Saturno è Kronos,
ossia tempo e Giano stesso è, come divinità, strettamente associato
al tempo visto che le sue due facce guarderebbero oltre che in due differenti
direzioni spaziali, anche in due diverse direzioni temporali, una al passato
(vecchia) e una al futuro (giovane). Ma su questo torneremo tra breve. I miti
che narrano di Giano esprimono lidea di un dio apritore, come dimostra
anche il suo nome: Giano, da Ianua, porta o Ianus, passaggio. I suoi Templi
erano molto semplici essendo costituiti solo da un lungo corridoio con unentrata
e unuscita(entrare e uscire, nascere e morire, cominciare e finire,e viceversa.
«Il Tempio di Giano, forse il più antico, eretto da C. Duilio,
al tempo della prima guerra punica nel sito di un sacello precedente, e restaurato
da Tiberio nel 17 d. Cr. Era apud forum Holitorium, come dice Tacito (Ann. ii,
49) e extra portam Carmentalem (Festo M.) la quale corrisponde pressapoco con
la chiesa di S. Galla sulla via di Bocca della Verità».Tale tempio
sembra essere stato identificato con il più antico dei tre templi che
si trovano sotto la chiesa di S. Nicola in Carcere. Infatti, pur non essendo
tale tempio costituito da un semplice corridoio con unentrata e unuscita
«il gruppo dei tre templi del Foro Olitorio si presenta così serrato
ed organico che si deve riferire a tre divinità molto antiche: per questa
ragione si preferisce di riconoscere nel più grande, centrale, il tempio
di Giunone, e nei due laterali i templi di Giano e della Speranza». (G.
Lugli, op. cit., p. 365Dio di ogni inizio, Giano era invocato per primo in ogni
rito, cerimonia o impresa. Vigilava sulla nascita di ogni essere, mortale o
divino che fosse, per cui era anche Ianus Consivius: dio della procreazione,
dio degli dei, padre di Dio di ogni inizio, Giano era invocato per primo in
ogni rito, cerimonia o impresa. Vigilava sulla nascita di ogni essere, mortale
o divino che fosse, per cui era anche Ianus Consivius: dio della procreazione,
dio degli dei, padre di tutta lumanità. Giano, quindi, Dio del
principio e della fine di tutte le cose, presiedeva a tutti gli inizi e ai passaggi,
sia nello spazio che nel tempo, e per questo fu oggetto di un culto diffuso
e popolare con vasti campi dazione, anche a carattere magico. Dio delle
transizioni, posto a tutela dei momenti di passaggio (matrimoni, nascite, semine
e raccolti), delle porte, dei passaggi, Giano segna levoluzione dal tempo
andato allavvenire, da uno stato e da una visione allaltra, da un
universo allaltro. Interviene allinizio di ogni impresa. La porta
è il passaggio fra il conosciuto e lincognito, fra la luce e le
tenebre. A Roma, un grande arco quadrifronte, da identificare con lArcus
Divi Constantini, è tuttora conosciuto come arco di Giano. Si tratta
di un arco onorario e il riferimento a Giano non è casuale visto che
il dio bifronte regnava, secondo la religione romana, su ogni luogo di passaggio.
Il passaggio rituale sotto uno ianus, ossia un passaggio coperto, o una porta,
aveva la funzione di purificare, come avveniva per le truppe e per le armi durante
alcune cerimonie evocatrici. Inoltre, perché fosse di buon augurio, in
occasione delle celebrazioni dinizio anno, venivano consumati nelle case
romane cibi dolci, sul cui significato il poeta Ovidio interroga lo stesso Giano,
così pure come sul perché di altre usanze: «Che cosa voglion
dire i datteri e i fichi rugosi / e il puro miele offerto dentro candido vaso?
/ Si fa per buon augurio disse (Giano) perché nelle cose / passi il sapore;
e l'anno, qual cominciò, sia dolce. / Comprendo il perché dei
dolci: ma spiegami la ragione del dono in monete, / affinché nulla della
tua festa mi sfugga. / Rise e disse: Oh quanto ti inganni sui tuoi tempi, /
se pensi che ricever miele sia più gradito che ricever monete! / Già,
regnando Saturno, ben pochi io vedevo a cui non stesse a cuore la / dolcezza
del guadagno; col tempo crebbe lavidità del possedere, e ora /
è arrivata a tal punto che più non potrebbe aumentare».
[Ovidio, Fasti, Libro i, vv. 185-196]. Riportiamo quindi la traduzione libera
di un brano tratto da I Fasti in cui Giano stesso descrive e spiega ciò
di cui abbiamo appena parlato: « E di quale essenza io dirò che
è la tua divinità, o Giano biforme, dal momento che la Grecia
non venera alcun nume a te uguale? Spiegami pure il motivo per cui a te solo,
fra i Celesti tutti, è dato poter vedere tutto ciò che ti sta
dietro e tutto ciò che ti sta davanti. Mentre in sulle carte io mi arrovellavo
la mente per darmi una spiegazione di ciò, ecco che la casa mi apparve
più spendente di prima. Allora il divino Giano apparve meraviglioso nella
sua doppia immagine e ai miei occhi scoprì improvvisamente i suoi due
volti. Mi spaventai e sentii che per il forte tremore i capelli mi si rizzarono
sul capo e il sangue si agghiacciò nelle vene. Egli, tenendo nella mano
destra un bastone e nella sinistra una chiave, con la bocca anteriore rivolse
a me queste parole: Non temere, o ingegnoso cantore dei giorni, e saprai quello
che tanto desideri; scolpisci bene nella tua mente quello che io ti dirò.
Gli antichi mi chiamarono Caos imperocchè io sono una esistenza antica.
Rifletti bene come io vado a te annunziando cose di tempi assai remoti. Questo
aere terso e queglaltri tre elementi, cioè il fuoco, lacqua
e la terra, costituivano un solo tutto ben compatto. Non appena questultima,
per la forte discordanza degli altri elementi, si scompaginò, quella
massa, disciolta, si diresse in varie sedi: letere volò verso lalto,
laria occupò lo spazio più vicino al suolo, e la terra con
lacqua si scelsero il vuoto centrale. Allora io, che fino a quellistante
ero stato una agglomerazione e un ammasso privo di forma, ripresi laspetto
e la figura che ben si addicono a un dio. Ma pure ora, come piccolo indizio
di quellantica confusa figura di un tempo passato, sono raffigurato con
doppio aspetto davanti e di dietro. Ma dal momento che ne hai tanto desiderio,
conosci pure unaltra ragione di questa mia forma e con essa tutto il mio
potere Tutto ciò che tu ti vedi attorno, il cielo, il mare, le nubi,
le terre, tutto è dalla mia mano chiuso e aperto a piacere. Io ho la
padronanza dellintero immenso mondo, a me solo è dato di sconvolgerne
i cardini. Quando mi piace di concedere alla Pace di uscire dalla tranquilla
dimora, essa serenamente cammina per le vie non contrastate, e tutto quanto
il mondo sarebbe sconvolto dalle stragi e dalla morte qualora rigide sbarre
non tenessero rinchiuse nei loro antri le terribili guerre. Con le gentili Ore
sto a guardia delle porte del Cielo: Giove stesso, per opera mia, esce e rientra.
Per questo sono chiamato Giano (Ianus, da janua, detto janitor coeli = il portinaio
del Cielo, come Cerbero è detto janitor inferorum n.d.t.). Allorquando
il sacerdote sopra laltare mi offre la focaccia di Cerere e il farro mescolato
col sale, tu non potrai fare a meno di ridere per gli appellativi che egli mi
va attribuendo: pensa che sono dalla bocca del sacerdote, che fa i sacrifici,
chiamato ora Patulcio e ora Clusio. Ecco come ha saputo con nome diverso la
rozzezza antica intelligentemente indicare le mie mansioni diverse. Tutta la
mia potenza ti è stata fin qui espressa. Ora desidero che tu conosca
il motivo della mia figura, che già in parte bene conosci. Ogni porta
ha due facciate, luna rivolta da una parte e laltra dallaltra,
di cui una guarda verso lesterno e quellaltra verso linterno.
Come il portinaio di voi mortali se ne sta seduto presso la porta di casa e
osserva chi va e chi viene, così io , custode della reggia celeste, vedo
egualmente i lidi orientali e quelli occidentali. Tu ben sai che Ecate ha le
facce rivolte in tre differenti parti per proteggere i crocicchi divisi in tre
strade; nello stesso modo io, per non perdere neppure un mezzo minuto piegando
il collo, posso guardare, senza muovermi, dalluna allaltra parte.
Così egli aveva parlato; ma io avevo già capito dai suoi occhi
che se avessi voluto conoscere qualche altra cosa, egli non si sarebbe per niente
rifiutato a parlarmi. Lasciai ogni senso di soggezione e dopo averlo liberamente
ringraziato delle notizie fornitemi, con gli occhi rivolti a terra, rispettosamente
dissi queste poche parole: Spiegami, per favore, perché il nuovo anno
incomincia con il freddo intenso, mentre sarebbe molto meglio che si iniziasse
con la primavera. In quella stagione ogni cosa rifiorisce; allora sembra che
il tempo si rinnovelli: la nuova gemma sul tralcio gonfio di umore si schiude,
lalbero si riveste di novelle frondi, il germoglio dei nuovi semi che
fanno capolino a fior di terra spunta alla tiepida carezza del sole. Allora
gli uccelli diffondono per laria tiepida i loro gorgheggi accarezzevoli
e il gregge per i pascoli folleggia e fa allamore. I giorni in quella
stagione passano sereni e la pellegrina rondinella ritorna di lontano e sotto
il tetto alto della nota casa costruisce ingegnosamente il nido col fango: allora
il campo, rimosso dallaratro, è ben coltivato e pronto ai nuovi
frutti. Questo a mio parere, doveva essere detto il principio bello dellanno.
Io mi ero nella domanda un po troppo dilungato; egli invece fu breve e
in poche parole rispose: Nellinverno il sole completa la sua annuale marcia
e dallinverno riprende la nuova: così il Sole e lanno hanno
insieme lo stesso inizio Ma perché la tua statua in tempo di pace sta
chiusa alla vista, mentre si vede quando vengono afferrate le armi? Alla mia
domanda egli subito così rispose: Io levo i chiavistelli alla porta e
la spalanco, perché sia aperta la via del ritorno al popolo partito per
la guerra. Durante la pace io chiudo le porte, affinché la pace stessa
non possa più uscire.
GIANO (DIANO) - GIANA (DIANA)
Secondo Frazer nel libro "Il
ramo d'oro" Giano e Diana (Diano e Giana) sono, per gli italici, la coppia
divina , nota anche ai greci come Zeus e Dione (Giove e Giunone) come sosteneva
anche S. Agostino. Diana era venerata soprattutto
nelle selve e nei luoghi incolti ed a lei è legato l'antichissimo mito
del ramo d'oro. Secondo questo mito in un bosco di querce situato nei pressi
del lago di Nemi cresceva un albero che produceva del vischio.
Qualsiasi schiavo fuggitivo fosse riuscito a raggiungere
questo albero e a cogliere il "ramo d'oro" acquisiva il diritto di
sfidare in combattimento il sacerdote di Diana: se poi riusciva ad ucciderlo
diveniva, al suo posto, il re del bosco, il "rex nemorensis", solo
però fin quando un altro non fosse riuscito a strappare un ramo d'oro
dalla quercia sacra a Diana.
GIANO IN AFRICA - il popolo lobi e la sua arte
I Lobi vivono in una regione dell'Africa Occidentale, a cavallo fra tre paesi: il Burkina Faso, la Costa d'Avorio e il Ghana. La popolazione, circa 250.000 abitanti, vive in maggioranza nel Burkina. La storia e i racconti mitici dei Lobi li fanno apparire come eterni nomadi.
Recensione: "Medici e stregoni" di Tobie Nathan e Isabelle Stengers
La divinazione non ha lo scopo di illuminare
un visibile nascosto, quanto piuttosto di instaurare il luogo stesso dell'invisibile.
Se si procede ad una divinazione, la tecnica utilizzata presuppone sempre l'esistenza
di un secondo universo. Questo universo è popolato da esseri non umani
coi quali soltanto poche categorie di persone possono avere contatto: i bambini,
i pazzi e i guaritori.
Questi ultimi, nella cultura africana, vengono definiti come persone particolari:
con "quattro occhi"
a cui "sono stati aperti gli occhi" (è stato iniziato)
che "nato vecchio"
che è "nato con la camicia"
che è nato con qualche particolarità fisica.
Glossario Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici della Campania
Argo -
Geografia: antichissima città greca del Peloponneso nordorientale, assediata
da Pirro, che qui trovò la morte nel 272 a.C., passò poi sotto
il dominio di Roma nel 146 a.C.
Mitologia: nella mitologia greca nome di vari eroi, uno dei quali, figlio di
Zeus e di Niobe, ottenne il potere di re sul Peloponneso a cui diede il nome.
lArgo più noto è, però, il pronipote del precedente
dotato di uno o, secondo altri, di quattro occhi,
ma non mancano versioni che gli attribuiscono uninfinità di occhi.
Provvisto di una forza prodigiosa liberò lArcadia da un toro che
devastava il paese e da un Satiro che rapiva le mandrie degli Arcadi. Uccise,
inoltre, Echidna, figlia del Tartaro e di Gea che simpadroniva dei passanti.
Era lo incaricò di custodire Io, trasformata in vacca, di cui era gelosa.
Argo, infatti, grazie ai suoi occhi poteva sorvegliarla continuamente, perchè
una parte di questi restava aperta anche mentre dormiva; venne però ucciso
da Ermes su ordine di Zeus. Era, allora, trasportò i suoi occhi sulla
coda del pavone, uccello a lei sacro. Argo nella mitologia greca è anche
il nome della nave impiegata da Giasone per riconquistare il vello d'oro.
L'APOLLO DEI LACEDEMONI (SPARTANI) HA QUATTRO OCCHI E QUATTRO MANI.
ALLE RADICI DEL BIFRONTISMO
Tra tutte le divinità venerate nelle regioni Italiche,
Giano Bifronte merita un discorso a parte. Da sempre nella scienza coesistono
coppie antitetiche di due o più sistemi o atteggiamenti . Uno dei primi,
a nostra conoscenza, a teorizzare su questo fu Pitàgora, figura misteriosa
di scienziato greco, che, secondo Diogene Laerzio "per primo ... usò
il termine filosofia e per primo si chiamò filosofo; nessuno è
infatti saggio, eccetto la divinità". Pitàgora e la sua scuola
avevano individuato dieci coppie di opposti fondamentali:1) limitato, illimitato.
2) dispari, pari. 3) unità, molteplicità. 4) destra, sinistra.
5) maschio, femmina. 6) quiete, movimento. 7) retta, curva. 8) luce, tenebre.
9) bene, male. 10) quadrato, rettangolo. Questi opposti fossero conciliati nel
mondo da un principio di armonia. Per Pitàgora, il numero rappresenta
la realtà, principio della natura e della sua comprensibilità
per l'uomo. Galileo diceva che il mondo era scritto in caratteri matematici,
agevolati dalla ragione. Dal V secolo avanti Cristo, facciamo ora un balzo ai
giorni nostri. Gerald Holton, professore di Fisica e di Storia della Scienza,
in anni recenti ha mostrato come , sia importante rendersi conto che nuove intuizioni
nel campo della storia e della filosofia e della scienza sia alla base dell'immaginazione
dell'uomo di scienza. Holton afferma che "è sempre esistita un'altra
coppia di antìtesi o polarità...e precisamente , da una parte,
lo sforzo verso la precisione e la misurazione ( archimede e in seguito galileo
)con una visione "obiettiva" di quegli elementi qualitativi che interferiscono
con il raggiungimento di un ragionevole accordo "obiettivo" tra i
ricercatori, e, dall'altra, le intuizioni, le fantasie, i sogni ad occhi aperti,
del pensiero Artistico che influenza metà del mondo della scienza sotto
forma di attività personale, privata, e "soggettiva". La scienza
è sempre stata spinta e rimbalzata tra queste forze contrarie e antitetiche.
Il concetto di Bifrontismo appare esemplare del concetto di coppia antitetica
, potendo anzi illuminarci sulla sua origine. Attualmente, esso ha un uso allargato
rispetto al passato, e permea la nostra cultura in molti settori: filosofico-esistenziale,
musicale, stilistico, religioso, politico, economico, ecc. Vediamone qualche
aspetto più da vicino. In poesia, lo ritroviamo tra le figure retoriche,
quali la metalepsi ( nome greco che vuol dire sostituzione, scambio), e il palìndromo
(parola o frase che si può leggere egualmente nei due sensi, come mostra
il perfetto "quadrato magico" , di Pompei , contenente la frase palindroma
: "Sator arepo tenet opera rotas","Il seminatore, col suo aratro,
tiene con cura le ruote", poi riferita al dio supremo che regge con saggezza
l'universo , che si poteva leggere in verticale ed orizzontale, da destra a
sinistra e viceversa, tanto da essere considerata nel tempo magicamente dotata
di straordinari poteri). Nel Chiasmo, che prende il nome dalla lettera, "chi",
dell'alfabeto greco, si ha appunto una forma a croce, dato che gli elementi
si dispongono in corrispondenza inversa, per cui ciò che è in
alto a destra corrisponde a ciò che è in basso a sinistra e viceversa.
Bifrontismo come coppia di opposti è un concetto apparentato con quello
di simmetria, cioè perfettamente eguali. Nella Grecia classica, e nell'Arte
Etrusca la scultura, cerca la perfetta, simmetria di proporzioni delle parti
opposte del corpo umano, era alla base della disposizione tipica delle opere
di Policleto., in cui il Canone individuava in tale equilibrio il supremo ideale
di bellezza ed armonia. Le proprietà matematiche della simmetria sono
state studiate in tempi più recenti dagli psicologi della percezione
, che mira ad approfondire la maniera in cui si organizza il mondo fenomenico
di ogni persona, indagando le modalità con cui l'individuo entra immediatamente
in rapporto conoscitivo con l'ambiente in cui vive, a cominciare dalla percezione
visiva , per poi estendersi a tutti gli altri sensi ( vedi Koffka, 1970; Vernon,1964).
Alla psicologia della percezione, partendo dalla constatazione che dalla simmetria
deriva un vissuto di tranquillità; è probabile che da questo derivi
l'importanza della simmetria, soprattutto nel campo delle arti. Limitandoci
ora al campo delle arti visive, proviamo a rifare succintamente qualche percorso
, collegato al concetto di bifrontismo, per esempio in riferimento alla rappresentazione
della divinità. Cominciamo con una importante civiltà del passato,
che fece nelle arti visive un grande uso del bifrontismo, e cioè i Sumeri.
Il bifrontismo è frequente nelle raffigurazioni delle sue tavolette e
dei cilindri, un esempio per tutti: un'immagine bifronte, quella di Isimud,
ministro della trìade di divinità An, En-lil, En-ki.
Spostiamoci nel tempo e nello spazio, presso un'altra grande civiltà,
quella dei Greci. C'è un personaggio della mitologia greca, Argo ,denominato
anche Argus Panoptes ( cioè "che vede ogni cosa"), che viene
raffigurato come un cane dai cento occhi , che chiudeva solo a metà.
quando dormiva. Alla sua morte, per mano di Hermes, fu trasformato da Hera nella
coda del pavone. Tra tutte le divinità venerate
nelle regioni Italiche, il più rappresentativo è sicuramente il
Romano Janus (Giano), unico Dio della Conoscenza (Julius Evola) e alla base
di tutte le Corporazioni ,sia Eso che Exoteriche il cui culto nasce dalla constatazione
dell'eterno passaggio da uno stato all'altro. Per questo i suoi templi erano
semplicissimi:un lungo corridoio, con un'entrata e un'uscita, entrare e uscire,
cominciare e finire, nascere e morire, gli eterni corsi e ricorsi. La leggenda
dice anche che Janus, o Giano, di origine divina, avrebbe regnato sul Lazio,
istituendo per primo i riti religiosi e dando inizio alla costruzione dei templi.
Di conseguenza, era il patrono dei Collegia Opificum e Fabrorum, istituiti sotto
il regno di Numa e in suo onore le corporazioni degli artigiani romani celebravano
le due feste solstiziali, essendo protettore di ogni inizio e iniziatore della
civiltà . L'allegoria della doppia faccia e della doppia fronte è
stata interpretata in vari modi. Viene collegato al dono della scienza del passato
e del futuro, fattogli da Saturno, da lui ospitato durante la persecuzione da
parte di Giove. Secondo altre interpretazioni, dato che il mese di gennaio (Januarius)
prende nome da Janus e a lui è dedicato, la doppia fronte che connota
le erme del dio simboleggerebbe la visione dell'anno trascorso e di quello che
sta iniziando. Da questo all'essere il custode delle porte (Iànitor ,
da ianus, in latino porta) e di ogni passaggio , quindi di ogni inizio ( anno,
mese, giorno, comunque qualsiasi incipit) il passo è breve. In quanto
divinità solare, Giano aveva il controllo delle Porte del Cielo (Januae
caelestis aulae) aperte all'alba ( Oriente) e chiuse al tramonto (Occidente)
dal Sole che vi transitava col suo carro splendente, così come all'inizio
e alla fine dell'anno solare.Le sue due facce rappresentano quindi le due porte
dei cieli, i punti in cui il sole sorge e tramonta. Era pure simbolo dell'aprire
e chiudere ogni anno le Porte Solstiziali , attraversando le quali il Sole inizia
i suoi percorsi ascendente e discendente.In certe rappresentazioni Janus ha
un volto virile, con la barba, e un volto femmineo, probabilmente in rapporto
al significato simbolico di Sole e Luna espresso dalla coppia Janus-Jana o Diano-Diana.
La radice del suo nome allude al concetto di passaggio, come il verbo latino
ire (andare), il gaelico ya-tu (guado) e il sanscrito yana (porta). Originariamente,
nelle raffigurazioni storiche (sculture e monete), delle due facce di Giano,
una era barbuta e l'altra no, E rappresentava anche il simbolo di sole e luna.
Quanto allo spazio, Giano era presente sulle soglie delle case, presso le porte,
così come vegliava sul colle esterno alle antiche mura Serviane, il Gianicolo,
che fungeva simbolicamente da porta della città verso lesterno.
La tradizione romana fa di lui un mitico re italico, edificatore di una città,
proprio sul colle che da lui prese il nome di Gianicolo, il Monte àureo
dei Romani, che vi immaginavano favolosi giacimenti di sabbie aurìfere.
Secondo la tradizione quello fu anche il luogo dove fu crocefisso san Pietro
e per questo vi è stata edificata una chiesa dedicata a tale santo. Forse
tutto questo per contrapporre a Giano, dio delle porte a cui il colle, era dedicato.
Pietro, colui che ha in consegna le chiavi della Chiesa universale; sembrerebbe
addirittura che, alla fine del primo secolo, Giano il dio delle porte si era
in parte fuso con san Pietro. Inoltre, larea Vaticana, su cui la stessa
Basilica di san Pietro è stata eretta, fu unarea sacra fin dai
tempi preistorici, nonostante il fatto che «Originariamente il Campus
Vaticanus si estendeva in quella bassura compresa fra il monte Gianicolo e il
Tèvere che Tacito appellava Infàmibus Vaticani locis per le putrescenti
acque freatiche che vi stàgnano (Marrana). G. Di Nardo, Il ritrovamento
della tomba di San Pietro, «Antologia di letture interessanti»,
Tale località, afferma Gellio [lib. xiv], fu chiamata Campo Vaticano
dal dio preposto ai vaticini. Varrone identificò questo dio con Ajo,
ossia il Dio Primo. In epoca più tarda, presso i Celti, troviamo una
doppia testa in calcare del III secolo avanti Cristo. Nel secondo secolo avanti
Cristo, sulle monete, verrà raffigurato con 4 facce, Plinio il Vecchio(
23-79 dopo Cristo)lo rappresenta come un dio solare a due facce . Macrobio (
IV secolo dopo Cristo) nei Saturnalia dice che Gennaio (Januarius) è
dedicato a Giano, dio con due facce in quanto fuso con Artemide (Jana, cioè
Diana, corrispondente a Diana Trìvia e ad Ecate triforme), cioè
raffigurazione di sole e luna (chiamata infatti da Varrone (116-27 avanti Cristo),Iana
Luna. Varrone sostiene che Janus era il dio del cielo, praticamente identificato
con Juppiter ).Macrobio ricorda poi che il dio è il guardiano della terra
e delle strade, come Diana Trìvia è la guardiana dei crocicchi.
Janus o Dianus, come rammentato anche da Frazer (nel Ramo d'Oro del 1910), non
ha origine da Jupiter il cui doppio non esiste. Janus sarebbe il doppio di Jana
(come Dianus di Diana), derivando i loro nomi dalla medesima radice DI, che
significa risplendente di luce. Cicerone (106-43 avanti Cristo) nel De Natura
Deorum, ricorda che Janus era chiamato Eàunus, da eundo, ( gerundio di
ire, che in latino significa andare, quindi "andando", perché
Giano è sempre in movimento, proprio come il fenicio serpente Uroboro.
Il serpente che si morde la coda, simbolo di eterno ritorno degli stadi dell'esistenza).
Le due facce, barbuta-anziano e imberbe-giovane,
alluderebbero anche al suo presiedere lo scorrere del tempo. La duplice faccia
di Janus si sarebbe poi prestata ad essere una allusione alla concezione platonica
dell'anima umana: nel volto giovane si potrebbe vedere l'aspetto divino dell'anima,
attratta verso la divinità e splendente di celeste bellezza; in quello
vecchio, si vedrebbe la caducità delle vicende umane e terrene , soggette
al divenire, e di conseguenza destinate ad involuzione. Tuttavia, le rappresentazioni
più antiche del bifrontismo risalgono al Paleolitico. L'attribuzione
si deve a Pietro Gaietto (1974) che nel descrivere l'arte del Paleolitico, la
collega alle religioni del tempo, considerandola strumento per culti e riti.
Come nel caso di Libera e Libero, Libera è sicuramente la divinità
Italica più antica. Connettendola alle successive rappresentazioni artistiche
dei popoli post-paleolitici e storici, quali i Babilonesi, i Fènici,
i Traci, i Celti, i Galli, gli Egizi, i Greci, i Romani, ecc., ricche di raffigurazioni
di divinità con due o più teste, con uno o più occhi, esseri
dalle fattezze umane con teste o parti del corpo di animali. Gaietto considera
il bifrontismo di Giano come un vedere da ogni parte, cioè l'onniveggenza
propria degli esseri solari. Lo studioso precisa che uno studio sulle religioni
collegabili alla scultura antropomorfa del Paleolitico deve necessariamente
fare dei parallelismi con le religioni storiche che avevano un'arte con tipologia
simile, come il Giano bifronte. Secondo il mio punto di vista, il bifrontismo
si manifesta fin dai primordi come raffigurazione visiva, nello stesso tempo
constatazione e celebrazione di coppie di opposti, a cominciare dal duplice
aspetto di fatti naturali ( vita-morte, maschio-femmina, giorno-notte, sole-luna,
benefico-nocivo, bagnato-asciutto ecc), individuato e celebrato attraverso le
raffigurazioni in scultura. La "doppia faccia"si è poi perpetuata
nei tempi, come tipo ben preciso di raffigurazione, codificato nell'aspetto
iconografico, ma pronto con estrema elasticità ad accogliere -come contenitore-
le proiezioni di ogni tempo, ideologia e cultura, con una particolare enfasi
per quanto riguarda i fatti che hanno a che fare col divino, in quanto la duplicità
è comunque inquietante, e riecheggia poteri soprannaturali. Va ancora
ricordato come l'origine del bifrontismo, oltre ad essere stata presumibilmente
suscitata dalle numerose coppie di opposti che la natura incessantemente propone
e mostra, vada pure ricondotta a meccanismi intrapsichici di splitting che,
in misura non eccessiva e adeguata alla fase, si riscontrano nel normale processo
di sviluppo dell'essere umano. Ci si riferisce precisamente a quella che Melanie
Klein (1952) ha individuato come fase schizo-paranoide nello sviluppo del bambino,
in corrispondenza con la percezione di oggetti parziali , verso i 3-4 mesi di
vita (vedi Klein, 1921-1924 , per la definizione di oggetti interni). Otto Rank,
nella sua opera Il doppio, collega il doppio all'emergere delle più profonde
angosce di distruzione dell'Io, quindi in connessione con la morte; nell'improvviso
pararsi innanzi a noi di un sosia (il nostro "doppio"), il rimosso
riemerge con violenza,superando gli sbarramenti della censura, e l'Io viene
sopraffatto dall'angoscia. Il duplice, quindi, è legato a qualcosa che
ci sopraffà, come si diceva , e questa intuizione di Rank rafforza l'ipotesi
precedentemente indicata, secondo cui i nostri più antichi progenitori
hanno identificato la duplicità con l'inqiuetante, di conseguenza col
soprannaturale, quindi con lo spirituale, e poi, presumibilmente, con l'immagine
di una divinità. Freud riprenderà il concetto del doppio di Rank
nel suo saggio sul Perturbante, heimlich, o, unheimlich , contrapposizione tra
quanto ci è familiare e quanto ci è estraneo. Pertanto si può
parlare di una compressione dei tempi storici, molto simile allaccorciarsi
dei tempi necessari per comunicare con ogni parte del mondo, quindi come un
aspetto dellevoluzione culturale verso il "presente allargato"
che avanza con il tempo reale dei mezzi di informazione planetari. Indubbiamente
si tratta dello sviluppo di un nuovo livello di coscienza tempo-spaziale,Nella
Bibbia Mille anni sono per Te come un giorno; mentre nei testi vedici dell'India
sono perfino 4 bilioni di anni, ciò che trascorre tra la creazione e
la distruzione delluniverso, che corrisponde ad un giorno di Brahma (Brahama
Kalpa). Dunque, concettualmente la relatività della percezione temporale
non è affatto nuova, quello che è inedito è lodierno
sostegno tecnologico per una concreta estensione conoscitiva nello spazio e
nel tempo. Come per esempio, lo scioglimento dei ghiacciai, causato dal riscaldamento
atmosferico appare come ultima fase dell'era glaciale, che ebbe inizio 10 mila
anni fa con il sorgere dell'attuale era solare; come la contemporanea distruzione
delle ultime comunità arcaiche rappresenta la fine della forma sociale
che fu in vigore durante questa era glaciale, mentre la sua distruzione iniziò
con l'invenzione storica del sistema città-stato che gradualmente venne
a dominare il mondo. È con questa stessa prospettiva spazio-temporale
della Visione Globale che si compone l'immagine dinamica dell'umanità,
raccogliendo leredità selezionata del passato, per dipingere l'affresco
virtuale che ritrae l'avvento del "uomo planetario" e del suo habitat
rinnovato a misura dell'uomo e della natura. Anche questa ampia immagine temporale
non è nuova in se, infatti, ha degli antecedenti nel rinascimentale ciclo
pittorico della storia del mondo. Ai giorni nostri, nelle nostre culture, la
figura bifronte continua ad esercitare un suo fascino, anche nelle arti visive.
Un esempio per tutti, e proprio da una località così lontana da
quelle in cui in passato si è sviluppata massimamente la cultura del
bifronte: a Clyde River (isola di Baffin), gli scultori rappresentanti della
scultura artica dell'Inuit attualmente usano vertebre di balena per raffigurare
Giano a due facce, e questo è anche considerato un modo di utilizzare
forme naturali. Si ritorna quindi da così lontano alle origini, e il
cerchio si chiude...
CORRIERE DELLA SERA 6 APRILE 2008
India, nata una bimba con due facce
Nel paesino a 50 km dalla capitale Delhi la
gente le rende onori e la considera una reincarnazione di Ganesh.
NOIDA (India) - In un piccolo villaggio rurale nell'India settentrionale è
nata una bambina con due facce: la piccola ha quattro
occhi, due nasi e due bocche. Centinaia di persone hanno iniziato a visitare
il paesino Saifi a circa 50 chilometri da Nuova Delhi per rendere culto alla
neonata affetta da malformazione, che ora viene vista come un'incarnazione divina.
I genitori della piccola, tuttavia, hanno finora rifiutato qualsiasi analisi
medica. E la sua storia sta già facendo il giro del mondo.
LETTERA Q-OCCHIO
Le misteriose
origini dei re del Graal
di Laurence Gardner
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